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La lunga guerra


13,00 € La lunga guerra
ID Code 978-88-95692-77-7
Author/s Giuseppe Dodero
Publisher Aipsa Edizioni
Edition 2013
Pages 184
Size 13 x 21 cm
Bookbinding Stitched paperback binding
Series Riquadri
Genre Fiction
Format Paper
Release language Italian

The work

La distinzione tra il romanzo e il racconto è unŽesercitazione scolastica che appassiona, talvolta, i cultori della critica letteraria e, forse un poŽ meno, i cultori delle buone letture. Credo che tutti concordino nellŽescludere la dimensione, cioè il numero delle pagine, quale elemento fondamentale di valutazione qualitativa e di caratterizzazione culturale delle due espressioni narrative. Non paiono caratterizzanti neppure la complessità delle vicende narrate, il numero dei personaggi e lo sviluppo temporale.  È verosimile che nel romanzo, in conformità al suo modello originario, si possano specificare, più che nel racconto, dettagli narrativi, aspetti ambientali, osservazioni psicologiche e rapporti sociali con una maggiore disponibilità, la cui ampiezza determina la dimensione stessa della narrazione.  Il racconto realizza lŽimpegno (peraltro non sempre raggiungibile) di un identico risultato, con un linguaggio e una forma espressiva che, con la densità e la brevità, ne caratterizzano la singolarità rispetto alle altre forme letterarie. A entrambe le forme narrative si può attribuire, non necessariamente, lŽappartenenza a uno dei cosidetti Žgeneri letterariŽ: dal sentimentale al giallo, dallo storico allŽepistolare. Il romanzo si caratterizza, generalmente, per la complessità della vicenda narrata o per il coinvolgimento di più elementi di una famiglia, di una società, di unŽistituzione pubblica o privata.  Il racconto si riferisce, generalmente, a un ambito più ristretto, fino allo svolgimento di vicende individuali. Al racconto, del resto, è stata attribuita una struttura narrativa ispiratrice del romanzo e di altre forme letterarie e artistiche.  Il tentativo di ricondurre le due forme espressive entro schematismi, in ogni caso arbitrari e poco definibili, ha prodotto lŽindividuazione di romanzi brevi e racconti lunghi, quali forme intermedie, non necessariamente e non facilmente condivisibili.  Quale delle due espressioni narrative abbia diritto al titolo di manifestazione artistica letteraria è un quesito inutile ed è materia di una insoluta aporìa. Accade, invece, che le due forme trasmigrino e si confondano, secondo la fantasia degli autori, dimostrando lŽimproponibilità del dilemma. Basta ricordare il Decamerone medioevale, i racconti Ža corniceŽ e le più recenti opere di Joyce e di Svevo, che aprono (con tecniche narrative diverse) il modernismo letterario. UnŽinterpretazione più attuale sono le short stories dei diversi generi.  Ha scritto Federico Pellizzi (2005): ŽIl racconto come genere è stato a lungo trascurato dalla critica e dalla teoria. Dopo alcuni interventi classici (Poe, Matthews) e qualche lucida incursione formalista (Ejchenbaum), bisogna aspettare gli anni Sessanta del Novecento perché ritorni vivo lŽinteresse teorico e critico per il racconto breve.Ž  Accade pure che i racconti, brevi o lunghi, siano considerati, sbrigativamente, una sintesi di romanzi o, nel peggiore dei casi, un riassunto scolastico di essi. Le raccolte di racconti, a loro volta, sarebbero considerate un espediente editoriale (o commerciale) per dare spessore a composizioni letterarie eterogenee e ridotte. Altre volte tali raccolte costituiscono lŽorganica sequela di capitoli, apparentemente autonomi, di unŽunica narrazione, prossima al romanzo.  La presente raccolta, con un titolo comune, non ha questa caratteristica e i singoli racconti godono della più completa autonomia formale e concettuale. Essi, quindi, sono disomogenei e non vi è continuità narrativa tra di loro. Tuttavia, hanno la pretesa di dare una risposta (o una interpretazione, sia pure limitata e arbitraria) allŽidea secondo la quale, nel susseguirsi delle vicende particolari della vita quotidiana, esistono i segnali – più o meno palesi – della persistenza delle singole guerre, apparentemente intervallate da periodi di pace. Senza che ce ne rendiamo conto, e senza il conforto dellŽufficialità e della memoria storica, viviamo, inconsapevolmente, in unŽunica Žlunga guerraŽ, nel corso della quale si avvicendano episodi il cui diverso livello di pericolosità (o di conflittualità o di disagio) simula una apparente discontinuità e indipendenza di ogni conflitto. Gli effetti negativi, grandi o piccoli, sociali o individuali, di ognuno di essi si protraggono, si sovrappongono fino allŽinsorgere del conflitto successivo, come se lŽumanità non tollerasse quello stato intermedio definito ŽpaceŽ.  Il diverso punto di osservazione di ognuno di tali effetti consente di vedere dettagli diversi, non sempre ci permette di riconoscerne la provenienza e di ipotizzarne gli sviluppi. Infatti, chi descrive la cronaca riesce con difficoltà a riconoscere la storia.  Perciò, forse, non ci accorgiamo che ogni guerra assicura la continuità delle nostre generazioni, collega tra loro gli episodi della nostra vita, diventa il tramite del linguaggio, della cultura, della memoria personale e collettiva. (dalla prefazione di Giuseppe Dodero)

La lunga guerra

13,00 €

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