L'opera
Tutto, anche la verità più drammatica, può essere raccontato con un sorriso, sostiene uno dei personaggi di questa storia. Ed in effetti un sorriso - accogliente e senza giudizio - sembra percorrere dall´inizio alla fine questo romanzo distopico e originale che parla con una certa complice benevolenza delle contraddizioni e delle debolezze insite nel nostro essere umani. Nel suo romanzo d´esordio “Come una brezza leggera” Alessandro Zorco semina zizzania. Mescola carte. Sparge qua e là – infarcendole di fandonie - delle verità. A partire dall´ambiente immaginario che ospita la storia. Qui - in un mondo edulcorato in cui tutti sono apparentemente felici, ma noiosamente appiattiti in una vita patinata - Leone, dedito al cazzeggio e al nuoto controcorrente, non trova sé stesso. Non accetta quella finta felicità fatta di verità imposte dall´alto. Vuole andare via e scoprire altri mondi. E in essi vuol vedere riflesso sé stesso. Solo venendo a contatto con un mondo straordinario in cui – al contrario - esistono atroci diversità, insanabili contrasti e iniqui conflitti sociali egli riuscirà ad accettare la sua parte più umana e più vera, trovando finalmente la sua identità. Questo racconto parla delle nostre piccolezze, dei nostri drammi. Delle nostre miserie. Ma anche della nostra bellezza. Parla di buoni libri che allargano gli orizzonti. Ma anche di cattive letture che chiudono la mente. Parla del labile filo che separa la follia dalla saggezza, e dell´ineludibile difficoltà, per l´essere umano, di discernere con certezza il bene dal male. Ma ne parla sempre col sorriso. Lasciando ad altri lo stile drammatico, Zorco predilige un registro ironico, regalando al lettore suggestioni, giochi di parole e paradossi. Sullo sfondo Cagliari e la Sardegna. Riconoscibili, ma con discrezione. Senza invadenza. Quasi camuffate nei contorni di una storia volutamente senza spazio e senza tempo.
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