L'opera
Sin dagli albori della Civiltà umana, la misurazione del tempo e la pratica dei rituali sono state intimamente collegate. L’ipotesi qui presentata suggerisce che il nuraghe Santu Antine fosse un gigantesco calendario astrologico avente una triplice funzione – rituale, agraria e astronomica – in un atto sacro di misurazione dei cicli del cielo. Un calendario di pietra, imponente, impressionante, l'austera costruzione nasconde un elementare calcolatore delle fasi lunari e solari, un sistema per tracciare gli spostamenti della Luna, del Sole, dei pianeti nel cielo. Tramite un meccanismo semplice, ma ingegnoso, si potevano coordinare le attività agrarie, festive e rituali. Progettato come una serie di strumenti a incastro, Santu Antine era un monumento dove l’ingegnosità superava il design. Osservando i principali fenomeni del cosmo, si conteggiava il passare del tempo, l’alternarsi delle stagioni e, forse, persino prevedere le eclissi.
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