The work
... e un basamento con due piedi spezzati ci costringe a immaginare che siano appartenuti a un giovane colto nel momento in cui affronta il nemico; una mano che impugna un arco suggerisce un gesto antico dell´arciere che, trattenuto il respiro, assolve il suo compito di morte. Non si ´vede´ il frammento, bensì la testimonianza della pietra, incaricata di congelare lo scorrere del tempo. Le teste, ritoccate o corrose, le linee parallele del pettorale o del gonnellino, misurano nella loro essenzialità geometrica, la brevità che unisce la nostra intelligenza di spazio a quella di un passato così remoto e così presente. Il progetto di Monte Prama canta per il suo disegno di immortalità. A questo canto dobbiamo porgere l´orecchio, senza bisogno di esibire frammenti riattaccati. Così come per le altre scienze, anche per l´archeologia non dovrebbero contare le ideologie, gli interessi personali o sociali. Tantomeno l´enfasi retorica e ancor meno rivendicazioni di primati. I risultati di queste Indagini mettono in serio dubbio che le statue siano mai state poste stanti. Ciò è dimostrato grazie a prove sperimentali di caratterizzazione meccanica, previste nel protocollo di restauro di Li Punti, laboratorio di restauro dove è avvenuta la ricomposizione delle statue, mai effettuate. All´inadeguato registro, si aggiungono le perplessità nei confronti di assemblaggi soggettivi e interpretazioni risibili di ricomposizione, diacroniche rispetto agli attuali statuti del restauro. Un capitolo è dedicato alle universalmente riconosciute ´icone del cosmo´, che in Sardegna sono interpretate come ´modelli di nuraghe´.
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