L'opera
...lì 22 giugno 1928 a Cagliari era una giornata calda. Alle 18,30 un gruppo di agenti di polizia fece irruzione in una casa del centro. Dentro trovarono uno studente giovanissimo, quasi un ragazzo: esile, non troppo alto, timido, dall“apparenza inoffensiva. Identificato e arrestato, ferri ai polsi venne portato in Questura... Antonio Dore (Orune 1906 - Roma 1997) inizia così, a meno di 22 anni, la sua vicenda di "comunista", schedato dal regime fascista come "pericoloso sovversivo": condannato a cinque anni - poi ridotti a tre - di confino nell“isola di Lipari, arrestato di nuovo nel 1936 e spedito questa volta a Torricella Peligna. Tra confino, carcere e lotta clandestina si dipana il percorso umano e politico - raccontato con freschezza in questa autobiografia raccolta da Guido Melis - di un antifascista coerente, amico di Granisci e ammiratore di Bordiga, conoscitore dei problemi della Sardegna, soprattutto di quelli dei pastori e contadini della sua Barbagia. Non ancora quarantenne, alla ripresa della vita democratica, fu nominato segretario del ricostituito Pci sardo: che diresse fino al 1947, quando Togliatti in persona venne in Sardegna a contestarne il taglio troppo classista della linea autonomistica. Costretto alle dimissioni, tornò nell“ombra ma senza smettere mai di coltivare gli ideali che ne hanno illuminato l“esistenza.
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