L'opera
I versi di Amarante non sono poesia lirica nel eccezione che ci è familiare, non sono lo spazio – angusto e sublime al tempo stesso – in cui una soggettività riflette il destino. Piuttosto, come nella più antica lirica greca o negli ultimi inni della più matura tradizione elegiaca, il sentimento è diventato qui la voce stessa del mondo. Non si dà più, perciò, né un pathos dell´Io, né all´opposto una muta ingenuità della natura. Con la loro fisicità espressiva e carica di anelito, ora sono gli stessi elementi del mondo a mostrare il suo volto nascosto, svelandone la profondità. Scandite dall´invisibile che le circonda come da un´aurea, le parole spiccano nei versi quasi a mostrare i movimenti e le giunture dell´Essere. Chi parla è il mondo, che gioisce e geme al tempo stesso nell´intimo della sua generosa vertigine. In disparte, silenzioso ma vigile, un Io ne contempla la mirabile appassionata indifferenza. Gianni Carchia
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