The work
Per quanto è dato sapere, i Barbaricinorum libelli sono lŽunico testo dellŽex Gesuita la cui concezione è del tutto ŽoriginaleŽ. La narrazione è intessuta su un fitto reticolo di fonti che lŽautore non esita a piegare pur di raggiungere il proprio obbiettivo: creare una vera e propria epopea dei Barbaricini, lŽantico, nobile ed eroico popolo che - come aveva predetto un noto oracolo - nessuna potenza terrena riuscì mai a soggiogare; e infatti fu solo grazie allŽintervento divino, rappresentato dallŽangelo che in battaglia accompagnava Efisio, che i Barbaricini volsero le spalle al nemico. Ma a fronte di questa entusiastica esaltazione dellŽinvincibilità dei Barbaricini (un mito tenace che non sappiamo se e come possa essere stato alimentato dalla ricostruzione ŽstoricaŽ di Arca), è difficile dire se il Bittese apprezzasse di più la loro conversione al Cristianesimo, con la conseguente pacificazione, o non ne rimpiangesse piuttosto lŽindomita fierezza e bellicosità pagane. Nato a Bitti intorno al 1562, Giovanni Arca compi gli studi fra i Gesuiti, dai quali si allontanò dopo un decennio per tornare al villaggio natale. Da qui si perdono le sue tracce. LŽunico dato certo è unŽintensa attività letteraria, attestata dalle opere che di lui sono rimaste: i De sanctis Sardiniae libri tres, stampati a Cagliari nel 1598, e, manoscritte, la Naturalis et moralis historia de regno Sardiniae in sette libri e i due Barbaricinorum libelli. Oltre ad essere stato bersaglio, fin dai suoi stessi tempi, dellŽaccusa di plagio nei confronti degli inediti del Fara, a partire dallŽOttocento Giovanni Arca è stato confuso ed erroneamente identificato con un autore anteriore quasi omonimo, Proto Arca: lŽequivoco - che ha condotto alla creazione di un mai letterariamente esistito ŽGiovanni Proto ArcaŽ - è stato dissipato solo di recente sulla base di numerose aporie storiche e da una serie di argomentazioni filologiche, linguistiche e stilistiche ricavate dallŽanalisi della produzione dei due scrittori
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