L'opera
Possono storie di donne comuni, di un piccolo paese, nascosto tra i monti della Barbagia, creare l“interesse non solo di un lettore locale, ma anche nazionale o straniero? Se poi si tratta di vicende antiche, lontane e dimenticate, che si sviluppano nell“arco di circa cent“anni, tra il 1820 ed il 1940, come potranno superare l“interesse culturale di chi vive nel territorio e catturare l“attenzione di mondi lontanissimi? Il libro “Desula“ lancia questa sfida. È infatti concepito non solo come baluardo a difesa della lingua, della poesia e della cultura delle nostre mamme ma anche e, soprattutto, per cercare di superare l“ambito geografico e culturale isolano e trasmetterlo all“esterno. È come un messaggio infilato dentro una bottiglia di vetro e lanciato nel grande oceano, per consegnare, lontano, una mappa di questo grande patrimonio celato tra i monti del Gennargentu. Il libro descrive come in un ambiente chiuso e povero, abitato da sole donne e da bambini gli scenari della vita paesana sono resi spettacolari dai colori di uno dei costumi più antichi, più misteriosi, più preziosi e più belli dell“intera umanità. Sarà quindi il rapporto sacrale fra donna e vestito che unirà tutte le storie e costituirà l“aspetto più profondo e significativo di questo libro. La logica con cui vengono narrate le vicende, è infatti legata ai segni che di volta in volta compaiono negli abiti attraverso un articolato sistema ben codificato. Racconti e costumi costituiranno pertanto un connubio indissolubile e decifrare il messaggio dei segni condurrà inevitabilmente ad una profonda conoscenza delle loro vite.
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