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Max Leopold Wagner

fotografie della Sardegna di un linguista antropologo

49,00 € Max Leopold Wagner
Codice ID 978-88-6202-363-4
Autore/i Felice Tiragallo
Salvatore Novellu
Illustratore/i Max Leopold Wagner
Editore Ilisso
ISRE
Edizione 2018
Pagine 228 (illustrato)
Formato 29 x 32 cm
Rilegatura Copertina rigida e cucitura filo refe con sovraccoperta
Collana Fotografia
Genere Architettura, arte e illustrati
Supporto Cartaceo
Lingua di pubblicazione Italiano

L'opera

LŽopera monografica Max Leopold Wagner. Fotografie della Sardegna di un linguista antropologo presenta lŽintero corpus di immagini prodotte in Sardegna tra il 1904 e il 1927 da Max Leopold Wagner, il padre della linguistica sarda: oltre 200 immagini tratte dagli archivi della Ilisso Edizioni e dellŽUniversità di Berna. Il linguista bavarese fu più volte nellŽIsola per studiarne la lingua e utilizzò la fotografia come naturale complemento del proprio metodo di indagine. Un occhio attento e sensibile quello di Wagner, capace di fissare nei suoi scatti, sempre con grande rispetto e amore, uno spaccato completo della Sardegna del primo Trentennio del Novecento. Il valore documentario del repertorio è incommensurabile e racchiude al suo interno la prima rappresentazione visiva di alcuni elementi della vita e della cultura materiale dellŽIsola.  Questa esposizione - che più in generale vuole essere un omaggio allŽincommensurabile impegno di Max Leopold Wagner verso la Sardegna - individua quattro temi narrativi allŽinterno di un più vasto corpus documentale: "La donna sarda" e il lavoro "LŽuomo sardo e il lavoro. Vita quotidiana in Sardegna", "Villaggi e città della Sardegna". Vi sono presentate oltre 80 fotografie raffiguranti la vita in alcune località nelle quali il linguista antropologo si è maggiormente soffermato; da lui definite come "punti", le più emblematiche e rappresentative del mondo agro-pastorale sardo. Le immagini sottolineano il suo modo totale di accostarsi alle comunità, compiutosi assecondando dapprima istintivamente una personale inclinazione poi diventata metodo scientifico («un occhio ai libri, due alla vita», J.W. Goethe): immergersi il più a lungo possibile nel sociale più primitivo, fra la gente che non avesse «un certo grado dŽistruzione», intercettando nel linguaggio la «struttura sintattica della frase», sentendo con essa il pensiero, arrivando quindi in profondità ai caratteri coi quali entrava in contatto. Dunque non volle essere mero compilatore di «una lista di parole» ma conoscitore dallŽinterno della cultura che andava esaminando. Spostandosi a cavallo o in bicicletta - soggiornò praticamente sullŽintero territorio regionale in ripetuti viaggi dal 1905 al 1927 -, Wagner ebbe a ribaltare tanti luoghi comuni intorno ai sardi, comprendendo e descrivendo gli isolani con tale acutezza (padroneggiava il dialetto cagliaritano ma anche gli altri, e si rivolgeva alle persone nel loro stesso linguaggio) da sentirsene parte. Usò una camera 9 x 12 ma, quantunque si sia avvalso del cavalletto, le sue fotografie sono spesso sfocate e appaiono difformi per qualità se guardate nellŽintero corpus. La connotazione tecnico formale in Wagner non è scevra da una certa trascuratezza o imperizia tecnica, cui sono da imputare i numerosi difetti delle immagini, ossia sfocatura, sovra e sottoesposizioni, mossi, impronte digitali sulle emulsioni, graffi e abrasioni dei negativi, non sempre dovuti a una scorretta conservazione. Sembrerebbe quasi che lo studioso, nellŽindiscutibile serietà del suo impegno scientifico, dichiari uno scarso interesse per la parte tecnica dellŽoperazione fotografica. Max Leopold Wagner visiterà e studierà numerose località della Sardegna, per molte delle quali non ci sono rimaste documentazioni fotografiche. Questa mostra, anche rispetto al catalogo, riporta una selezione delle immagini che Wagner dedicò anche ai centri urbani, posto che si evince sia dagli scritti, sia dalla casistica degli scatti, come lŽautore avesse una primaria predilezione per i villaggi rurali piuttosto che per le città quali Sassari e Cagliari, le cui dinamiche, condizionate da sempre dalla maggiore frequenza degli scambi con lŽesterno, sono stati di minore interesse per il glottologo antropologo. Esisteva probabilmente una tipologia di approccio fotografico documentale da parte del tedesco, arrivata a noi frammentata e con vistosi ammanchi, prassi per di più non dichiarata ma solo intuibile. Il primo livello era quello più ampio possibile: il villaggio veniva fotografato da lontano nel suo insieme, immerso nel paesaggio; successivamente lŽimmagine si ravvicinava sempre più e, laddove possibile, entrava nelle strade e cercava, passo più difficile, di varcare la soglia delle abitazioni, posandosi infine sugli abitanti e le loro svariate strumentazioni.

Max Leopold Wagner

49,00 €

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